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NAPOLI, GAME OVER : fine di una stagione amara

Finalmente è finita, eravamo stremati, non ce la facevamo più, troppi dolori, troppe energie spese, troppa salute se ne è andata in questa stagione scellerata, forse la più amara dell’era De Laurentiis, tanto che lascerei stare anche il beneficio del dubbio: io una stagione così non la ricordo.

E’ finita nel peggiore dei modi, così come era iniziata, dopo l’amara Bilbao e il mercato sgretolatosi per la prematura uscita di scena dalla Champions, con la sconfitta contro la Juventus, l’odiata rivale, che ci sbeffeggia nel giorno della festa, umiliando una squadra per niente reattiva e battagliera, come un pugile all’angolo, presa a pugni senza reazione e capace di avere un sussulto ben riassunto dalla “capata”di Britos a Morata, dopo che per tutto il match non si era riusciti a tirare nemmeno un calcio, nemmeno intimidatorio, perchè la battaglia non è mai stata nel nostro Dna, come confermato anche nell’ultima gara.Ma di questo parleremo dopo.

Non c’entrano i risultati sportivi, che pure non sono pessimi anche se in gran parte deludenti, ma c’entrano tante altre cose : le delusioni dopo le illusioni, le contrapposizioni tra la tifoseria (fa male), l’assenza della Società e la scadente se non nulla comunicazione (in primis ma non da ultimo), i giocatori viziati (i meno scarsi), spesso, troppo spesso non disponibili all’impegno, finanche disonorando la maglia e i nostri colori in alcune gare.

Il tifoso che dà l’anima, quello che spende e che tralascia anche il lavoro per il Napoli, non può che essere amareggiato, a tratti schifato da alcuni atteggiamenti societari ed anche dei propri beniamini, perchè umiliato, messo in disparte alla stregua dell’ultima pezza da piedi.

Si potrebbe scrivere un libro sui mali di questa stagione, non basterebbero 100 articoli per spiegare come si sia sbagliato su tanti, troppi fronti, non potremmo mai avere la presunzione di essere esausitivi se non scrivendo il Canto dell’Inferno.

Dividerò l’articolo in 3 punti chiave : la stagione, gli errori societari, la squadra, senza tralasciare stampa e tifosi e ovviamente Benitez.

LA STAGIONE

Le previsioni non erano delle migliori, seppur arrivati dopo un discreto, anzi buon primo anno della sperata era Benitez : quel terzo posto conquistato nell’anno del Mondiale non lasciava presagire nulla di buono, tant’è che come da me ipotizzato, tutto quello che avevo previsto nell’aprile 2014 si è, ahnoi, puntualmente verificato in questa stagione e quando dico tutto è tutto ( vi invito a rileggere l’articolo di Torrenapoli dell’8 aprile 2014 : https://www.torrenapoli.it/2014/04/08/il-dramma-3-posto-tutti-gli-aspetti-negativi/).

Non sarebbe stato giusto smettere di crederci, ma il mercato cominciava a riservarci sorprese negative, tant’è che prima del preliminare e prima che si concludesse come tutti sappiamo, decisi di scrivere una lettera al Presidente De Laurentiis, perchè da conoscitore delle cose del calcio, io, nel mio piccolo, le mie previsioni le avevo già fatte, il “fieto del miccio”era più che un odore lontano (https://www.torrenapoli.it/2014/08/12/lettera-al-presidente-caro-aurelio-me-fatt-ncazza-a-benitez/).

Avevo già ipotizzato soprattutto una cosa, ossia che il Presidente stava inducendo Benitez ad andarsene, visto che nessuna promessa veniva all’epoca mantenuta e che Rafa si rifiutò da subito di firmare il rinnovo. Passo fondamentale anche per il prosieguo della stagione e che ha consentito a molti di contestarne atteggiamento ed operato, anche aspramente e spesso a torto (dirò poi perchè).

La tremenda mazzata del Bilbao ha fatto il resto, ci ha affranti ed ha condizionato tutta l’annata sotto molti punti di vista : economico, psicologico per molti giocatori e anche per i risultati di quest’anno, compromessi da un mercato che senza i soldi della Champions è stato deludente e che non ci ha consentito di migliorare qualitativamente la rosa in difesa e in mezzo al campo, dove ne avevamo bisogno e dove tutti sapevamo di essere deficitari (altre circostanze lampanti poi da quanto visto tutto l’anno sul campo).

Col Bilbao la squadra fu fischiata al San Paolo (Insigne, la prima vittima degli “desaficionados”, ma non certo l’ultima della stagione) e Benitez contestato (come sempre da un manipolo di occasionali sugli spalti, depressi per non essere andati in vacanza) : un’assurdità ad inizio stagione e che dimostra l’ottusaggine di parte del tifo napoletano, poi continuata imperterrita tutto l’anno con l’appoggio di stampa ostile e soloni incompetenti.

Poteva accadere che la squadra con 14 reduci dal Mondiale potesse non riuscire nell’impresa o comunque non riuscire a battere un Bilbao modesto, ma pur sempre difficile per noi (come tutte le squadre che non lasciano giocare, d’altronde), ma i tifosi e la stampa ostile non compresero la dinamica della sconfitta e preferirono scagliarsi sul capro espiatorio, Rafa, reo di non aver saputo gestire la doppia sfida e di non aver messo in campo i migliori (i migliori poi “in capa a loro” erano Inler, tornato da pochi giorni dalle vacanze e Insigne, fischiato all’andata). Nessun rimprovero però per l’abbraccio di Britos a Maggio e per gli scempi difensivi individuali di Albiol, Rafael e Maggio…si parlò di fase difensiva, di modulo, e non di errori gravi dei singoli…e si comprese subito l’andazzo stagionale.

Il mercato del Napoli lo spiegavo a tutti i tifosi delusi per dire, tant’è, i numeri sono impietosi, il bilancio è questo (lo avremmo poi conosciuto a dicembre, ma restava quello pronosticato in buona sostanza), numeri che aiutavano e giustificavano delle scelte societarie (opinabili), ma non tralasciai di bacchettare il Presidente che si era sbilanciato a Dimaro, parlando incautamente e senza basi razionali di Scudetto (vi invito a leggere il mio pezzo di settembre https://www.torrenapoli.it/2014/09/05/facciamo-i-conti-in-tasca-al-napoli-costi-ingaggi-e-un-mercato-deludente/).

Delusi, in ogni caso ricominciavamo a tifare dopo l’illusoria vittoria a Genova pochi giorni dopo, fuoco di paglia a cui seguirono le deludenti partite contro Chievo, Udinese e Palermo, figlie di uno stato d’animo e di una condizione psicologica post mondiale e post Bilbao che ben presto sentenziò l’abbandono di velleità di vittoria in Campionato, in cui peraltro non ha mai creduto nessuno con quella rosa, nemmeno il Presidente quando lo millantò.

I giocatori, alcuni scarsi, altri non ancora al top della forma psicofisica, non furono attaccati, ma si preferì puntare il dito su Benitez, sul suo modulo, sul turn over, ma in realtà l’unico errore vi fu nelle tardive sostituzioni ad Udine, mentre col Palermo gli errori individuali furono ancora più evidenti.

Invano tentai di fermare la stampa ostile, che come potete vedere non cominciò a criticare dal girone di ritorno, ma dopo sole due giornate cominciò il vile gioco al massacro, gettando fango su Rafa, che non aveva firmato, facendo credere a tutti che con quella rosa inadeguata si potesse vincere lo Scudetto…e che il manico non fosse buono (https://www.torrenapoli.it/2014/09/16/la-vera-crisi-e-di-certa-stampa-ostile/)

Come una coperta corta l’attacco mancava (0 reti con Chievo e Udinese), mentre la difesa e la concentrazione latitavano col Palermo.

Per fortuna arrivarono le vittorie col Sassuolo, Torino, Verona e in E.L, ma anche i deleteri pareggi di Milano con l’Inter e Bergamo (sfortunati con vittorie scappate di mano all’ultimo secondo).

Poi la parentesi amara di Berna in cui la squadra dimostrò, anche se non in una gara decisiva, che l’attaccamento alla maglia era un optional (la stampa ostile si superò in quel caso con invenzioni belle e buone su di un attacco dei tifosi al pullman del Napoli (https://www.torrenapoli.it/2014/10/24/napoli-umiliato-dallo-young-boys-e-attaccato-dalla-solita-stampa/).

Un novembre tranquillo e soddisfacente con le vittorie contro Fiorentina, Roma e in Europa League, con la qualificazione ai sedicesimi.

Nonostante tutto il pareggio improvviso dopo la sosta contro il Cagliari (errori individuali evidenti dei difensori) rimise tutto in discussione, con Hamsik e Benitez sulla graticola di tifosotto e pseudogiornalisti.

Poi la pesante sconfitta di Milano con il Milan, una delle pagine nere di questa stagione e della storia del Napoli, con i calciatori pronti per lo shopping milanese, che scesero in campo per onor di firma e di presenza, il che lasciò presagire di che pasta erano fatti e che attaccamento potessero avere alla maglia e al tifoso.

La vittoria di Doha fungeva da spartiacque, distensiva per ambiente e parte della stampa e l’anno nuovo cominciò subito con un Napoli pimpante, rigenerato ed in rimonta, come per dire “scurdammece o passato”siamo consapevoli della nostra forza.

Nonostante la brutta sconfitta interna contro la Juve, quella del “cipuòstare”,che ci ha definitivamente inimicato anche Sky, il Napoli riesce ad arrivare in breve tempo 3°, staccando le avversarie dirette e portandosi a soli 3 punti dalla Roma, allora seconda e in discesa verticale.

Non solo, Il Napoli avanza sia in Europa (fa fuori Trabzon e Dinamo Mosca) sia in Coppa Italia (dove batte Udinese e Inter), soloni e tifosotti ammutoliscono, ma il loro momento di gloria sta per arrivare, è dietro l’angolo, loro lo aspettano con ansia, altrimenti tutte le loro convinzioni sarebbero evaporate, sul modulo, sull’utilizzo di Hamsik (la migliore stagione di sempre, lo si ricorda), proprio non lo si digerisce, ma quando si vince è tutto a posto.

Il Napoli inciampa a Palermo (errori evidenti), a Torino (poca verve), pareggia in casa con l’Inter (dominando per 70 minuti), crolla a Verona, dimostrando di non riuscire a gestire gare ed energie, soprattutto quelle psicofisiche, che vengono meno man mano che si perdono le numerose occasioni avute per agganciare i giallorossi, che ce ne lasciano a iosa, non riuscendo più a vincere, cosa che invece fanno le inseguitrici, che ci agganciano e mettono in pericolo la stagione e la qualificazione in Champions anche attraverso il preliminare.

A marzo intanto arriviamo nei quarti di Europa League e ipotechiamo a qualificazione con una buona gara all’Olimpico (1-1 contro la Lazio) e a Benitez si rimprovera di essere legato alle sole Coppe.

La botta finale è il pari interno con l’Atalanta (ci simettono anche gli arbitri con Inter e bergamaschi, come se non bastasse) e la sconfitta di Roma segna la resa in Campionato (almeno all’apparenza in quel momento), altra pagina nera, con gli azzurri che giocano meglio della Roma (ci voleva poco, perchè i giallorossi sono cadaveri), ma non infierisce, non ci mette l’anima e perde, nonostante qualche buona occasione creata.

Come se non bastasse arriva la bruciante sconfitta con la Lazio, tutto sta per crollare e “l’Ira funesta del Pelìde Aurelio” manda tutti in ritiro.

Ritiro producente per i risultati nell’immediato, ma spartiacque per il rapporto conflittuale tra Presidente assente e all’improvviso duro e punitivo e giocatori spesso poco avvezzi all’impegno.

Si affronta il Wolfsburg, pronto a massacrarci…avviene il contrario, ma resterà quella l’unica pagina soddisfacente dell’intero anno.

Il Napoli si rilancia in Campionato, ha un sussulto, batte Fiorentina, Cagliari e Sampdoria...la stagione può riservare gioie, con semifinale di Europa League alla portata.

Invece il fuoco di paglia brucia anche i sogni di gloria, arriva la sconfitta di Empoli (la vittoria col Milan), la delusione Dnipro (il Chievo d’Ucraina) e l’amarezza di Parma e l’effimera vittoria col Cesena.

Tutti gli obiettivi sfumano sino alla gara con la Juventus dove si tocca il fondo, umiliati e derisi senza battagliare.

Confusione massima, liti tra tifosi, Società colpevolmente assente da mesi, Rafa, manco a dirlo contestato e partente, calciatori alla gogna, tutto una polveriera. creata più che altro dalla Società.

LA SOCIETA’

La Società che io identifico in De Laurentiis, ma non credo solo io, ha avuto un ruolo detrminante nella stagione del Napoli, non solo per le false illusioni date con i proclami di agosto, prese per buone dai buontemponi che affollavano Dimaro o da qualche tifoso sprovveduto, non certo da me e da tifosi razionali.

Non solo per un mercato deludente, ma comprensibile dopo l’uscita col Bilbao, e nemmeno per mancanza di programmazione o esborsi economici, ma per ben altro.

Si era promesso a Benitez, evidentemente per convincerlo di un’esistenza del progetto, non solo i giocatori, ma anche strutture, settore giovanile e crescita societaria.

Facili promesse con il boom di bilancio e i 230 e passa milioni fatturati dopo la cessione di Cavani e i soldi della Champions, ben presto venute meno già nel mercato del primo anno, in cui la rosa non fu, come sempre nell’era De laurenttis (se ne doleva anche Mazzarri, bontà sua), completata e Rafa all’esordio nel post Napoli Bologna disse chiaramente di non essere contento.

Là incominciò a capire che il progetto non era cosa sicura e che era comunque legato ai risultati e che la politica di De Laurerentiis non implicava esborsi, nè sbilanciamenti seppur accorti, il che ha convinto Benitez a non firmare la sua condanna a morte.

L’estremo sparagno sul mercato di agosto, la promessa di strutture mai realizzate (finanche la piscina a Castlvolturno rimasta una cattedrale nel deserto a metà), le difficoltà per lo Stadio, la Cantèra dimenticata hanno indotto Rafa a rispettare il contratto solo per un anno.

L’assenza di una efficace, anzi inesistente comunicazione con stampa e tifosi, la difesa abbozzata alle accuse e agli insulti ricevuti, poi lo hanno indotto all’addio, complice il ritiro non voluto e la squallida parentesi di Parma, in cui non possiamo mettere la mano sul fuoco su quello che sia o non sia successo.

Insomma se da un lato si può dare atto a De Laurentiis di averci portato nel calcio che conta e di aver comunque tenuto a bada i tifosi per proseguire la sua avventura alla guida del Napoli, poichè la piazza, per stessa ammissione di Edoardo De Laurentiis, conta fino ad un certo punto, ossia conta per il prosieguo del progetto individuale della famiglia e, quindi, nel limite in cui l’interesse del tifoso coincide con l’interesse imprenditoriale (risultati e vittorie portano crescita economica e danari), è vero che la Società se non arrivano i risultati non vive e non cresce se non di vita propria.

Scordiamoci di avere una mentalità internazionale con il solo allenatore e senza basi solide, fumo negli occhi basta, vivremo all’annata, sosterremo il Napoli come sempre, appludiremo De Laurentiis quando deciderà di dichiarare apertamente che il Napoli questo è e che l’esborso e conomico e i successi se arriveranno lo sarà perchè i risultati saranno un pò più continui.

Trasparenza e lealtà potranno essere l’arma vincente del Napoli del futuro, per vittorie sporadiche, occasionali e sofferte.

I CALCIATORI

Alcuni scarsi o quantomeno non trascendentali, altri viziati e strapagati, alcuni con dei limiti tecnici, altri con dei limiti caratteriali, per un mix di squadra senz’anima, a volte impotente, che ha un proprio DNA non adatto per tenere, alla lunga, testa in campionato e per nulla capace di garantire affidabilità e certezze, tantomeno “animus pugnandi”.

Pagine nere e indegne quelle di Berna, Milano con il Milan, Verona, Parma e la più umiliante contro la Juve dove avremmo voluto, al limite, vedere ben altri cartellini rossi durante la gara, ma evidentemente non siamo capaci di tirare calci produttivi, ma solo frustranti testate.

STAMPA, TIFOSI e TECNICO

Non mi dilungo, ma attaccare il tecnico e la squadra durante il percorso, e non parlo di critiche (pur consentite e produttive) non è stato un bel sentire, nè una cosa produttiva o che abbia portato a un esonero improbabile dell’allenatore con tutti gli obiettivi ancora aperti e purtroppo persi in un deleterio finale di stagione.

Quindi non me ne vogliate, ma l’atteggiamento è stato sbagliato e controproducente, aldilà del modo di pensare o di valutare il tecnico Benitez, che può non piacere, ma il cui Palmarès non può lasciare spazio e dubbi sulla sua validità.

Se abbiamo, come dicono, “fallito”, la colpa è anche di chi ha deciso di non marciare “spalla a spalla” e che di chi si è fatto portatore di conoscenza del calcio opinabile e personale, che certamente non possiede, figuriamoci se maggiore di quella di un allenatore di tal calibro.

La mentalità, non solo quella legata al risultato o alla vittoria, ci permetterà di crescere, senza quella rimarremo piccoli e continueremo a farci chiamare provinciali dal Marotta di turno, ricordatelo sempre.

 

 
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2 Comments  comments 

2 Responses

  1. antonio

    Come sempre, dimostri competenza e attaccamento alla maglia. Sono cresciuto a Napoli e Napoli e sono schifato, non dai risultati ma dal comportamento di presunti campioni che prima di tutto sono prime donne. Poco attaccamento alla maglia e poco carattere. Poi mettici i limiti tecnici di troppi e la frittata e’ servita. Sono così arrabbiato che molte volte eccedo con commenti sopra le righe. Troppo amore ti assicuro e troppo dolore sentire i gobbi cantarci contro la nostra canzone. Continua così!! Un saluto e forza Napoli

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