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Napoli : mercato e bilancio

Gli azzurri hanno chiuso la stagione del calcio giocato con il  3° posto e con il bel gioco, tifosi soddisfatti per quanto visto sul campo, meno felici della posizione in classifica (rispetto a quanto  meritato non ci rende gloria), che non consente di avere certezze per la stagione in corso, con la spada di damocle del preliminare di Champions da affrontare.

Il cammino dovrà continuare sulla strada intrapresa, Sarri e il gruppo il punto di forza, il gioco la certezza (quando si impara ad andare in biciletta difficile lo si dimentichi), il mercato l’incognita, visto che senza investimenti strutturali la via della Champions, con i suoi introiti, diventa strada obbligata per la crescita economica della società.

Il bilancio a farla da padrone come sempre, conti da tenere in regola, nonostante il grande flusso anomalo arrivato nella seconda stagione di Sarri, con il fatturato annuale che supera per la prima volta il tetto dei 300 milioni, grazie ai 70 provenienti dalla Champions e i circa 90 della plusvalenza Higuain.

Superato il record di entrate della prima stagione di Benitez, in cui il fatturato arrivò a circa 237 milioni (allora dalla Champions ne arrivarono ciorca 40 e 64 dalla cessione di Cavani).

Il Napoli come allora ha “investito”quasi tutta la cifra (riportò un cospicuo attivo in bilancio, che si prospetta decisamente più alto ora), visto che le entrate sono più alte di quasi 60-70 mil.

Proprio nel primo anno di Benitez ci fu il primo cospicuo aumento del monte ingaggi, salito ad oltre 75 milioni lordi e ora arrivato (con i rinnovi) a circa 100 milioni.

Il costo della rosa è il punto focale, dato dalla somma di ingaggi e ammortamenti, circa 170-180 mil complessivi, ben oltre il fatturato strutturale degli azzurri, che potrebbe attestarsi sui 150 milioni e che da solo (senza le entrate della Champions) potrebbe non bastare a coprire i costi appena menzionati.

La Champions potrebbe darci l’ossigeno per assorbire i costi stagionali e ci avrebbe consentito anche qualche investimento sul mercato di buon livello.

Fa da contraltare l’elevato importo delle riserve note (a bilancio il 30.06.2016), 56 milioni (con liquidità di cassa pari a 80 milioni) e l’utile di quest’anno, poco al di sotto dei 100 milioni (per ora tassabili).

Il Napoli possiede un “tesoretto”di notevoli proporzioni, mai avuto in precedenza (riserve giunsero a 72 milioni, poi decurtate dei 16 milioni necessari a coprire il rosso degli ultimi 2 anni), di circa 150 milioni. Spalle coperte all’inverosimile, anche se non è tutto oro quello che luccica, visto che non si potranno spendere che in minima parte nell’esercizio in corso (non ci si può indebitare per più di 30 milioni nel triennio e il Napoli è già sotto di 16 milioni neigli ultimi 2 esercizi)

Le riserve vanno valutate però in una duplice ottica, quella dei una eventuale vittoria (spesso abbiamo sentito dire ad AdL che vicere uno Scudetto avrebbe potuto condurre a un nuovo fallimento), che economicamente potrebbe essere supportata da quanto accumulato (premi e bonus sostenibili) e quella dell’investimento in beni immobili. Ci sarebbe lo spazio e la disponibilità economica per programmare finalmente il futuro (volendo), considerato che i costi per le strutture sono escluse dal FpF.

Cerchiamo di comprendere quale potrebbe essere la strategia del Napoli sul mercato in base alle finanze.

Come detto gli azzurri dispongono di 150 milioni, ma non possono andare sopra i 14 di rosso nel prossimo bilancio, quindi pur volendo non possono essere investiti nel mercato.

Attualmente le entrate senza Champions non ci permetterebbero di coprire neppure i costi della rosa (non di molto al di sotto dei 200 milioni), quindi siamo già in rosso (o comunque ai limiti).

De Laurentiis è tra l’incudine e il martello : da un lato la necessità di spendere entro il 30 giugno, generando costi per detassare in questo bilancio, per evitare un bagno fiscale sui 100 milioni di utili (cifre approssimative, ma vicine alla realtà), dall’altro l’impossibilità (senza conoscere l’esito del preliminare) di generare altri costi (ammortamento dei nuovi cartellini e degli ingaggi), che ci farebbero sforare di brutto le regole (ed è escluso).

L’unico nodo o via di mezzo per risolvere il rebus sarebbe la via delle cessioni (a luglio) e sulla base di quelle spendere.

Cessioni che potrebbero creare delle plusvalenze con cui gestire conti e mercato, cessioni che riguarderanno nell’immediato gli esuberi (ci sarebbero Zapata ed eventualmente Grassi, Dezi) e qualche elemento in rosa da cui ricavare qualcosa (non i top, ad esempio Koulibaly) e da cui soprattutto risparmiare qualcosa in termini di ingaggi (visto che cedendo Pavoletti o Giaccherini o Maggio nulla si ricaverebbe in termini di plusvalenze).

La voglia di spendere (per non pagare tasse) è quindi contemperata dalle esigenze di bilancio.

Capiremo a breve quale sarà la strategia, se si riuscirà a trovare qualche alchimia contabile per fare entrambe le cose, altrimenti mercato low-cost, in attesa delle cessioni degli esuberi e di qualche elemento in rosa e dell’esito del Preliminare.

Poi si vedrà

#fns

 

 

 

 

 
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