Mancava la gara di ritorno, sulla carta una formalità dopo lo schiacciante 4-1 in Sassonia, ma con i tedeschi non si sa mai, figuriamoci con la nostra atavica scaramanzia, ma ora possiamo gioire, dopo il 2-2 del San Paolo, ottenuto con qualche patema iniziale, ma scivolato via tranquillo e che ci consente di approdare in semifinale dopo 26 anni dalla Coppa Uefa dell’89.
Come allora la gioia arriva dopo un altro pareggio 2-2, risultato identico a quello di Monaco contro il Bayern ed arrivato in maniera simile al 3-3 di Stoccarda che ci regalò la Coppa (“li abbiamo fatti pareggiare…li ho fatti”, le indimenticabili e indelebili parole di Nando De Napoli a caldo nel post gara di allora), contro i tedeschi, mai domi, ma alla fine battuti sonoramente nel doppio confronto.
Un risultato storico, un’altra pagina tinta di gioia tutta azzurra, ottenuta grazie a tutti, al Presidente, alla grande esperienza europea di Benitez, alla verve ritrovata dei nostri beniamini, che in cuor nostro speriamo sia solo una pagina di un libro con un finale ancor più lieto, ma su questo preferiamo glissare e far parlare il campo.
Una stagione tribolata, non solo per l’inizio amaro, stemperato dalla parentesi di Doha con un Natale felice, per le illusioni successive disattese e poi rianimata dalla scossa finale, ma soprattutto per l’ambiente ostile creatosi attorno a Società, allenatore e squadra, fomentato da stampa perennemente ostile e subdola, che ha trovato terreno fertile nel manipolare una parte della tifoseria poco pensante e poco competente, oscillante come una bandiera e miscredente come il Battista.
Un finale che già ci sta regalando molto, in termini di gioia e risultati, ma che deve proseguire perchè a noi il futuro prossimo interessa quanto il presente ed il tempo scandisce emozioni azzurre, con le lancette puntate verso l’appuntamento con la Storia e con la crescita.
I risultati aiutano il Plan e il Plan aiuta a vincere, perchè come ripetuto da Rafa, lo spalla a spalla aiuta e corrobora, ma anche “sin prisa, ma sin Plan” non si va da nessuna parte.
Parliamo anche un pò della gara con i tedeschi, a detta di tutti gli avversari più forti tra quelli presenti nei quarti di finale, batttuti, anzi surclassati, da un Napoli coraggioso e spavaldo in casa loro, finalmente attento e concentrato, e soprattutto determinato e pronto a stupire anche i più scettici.
Difficile l’approccio alla gara nel ritorno, dopo aver messo in cassaforte la qualificazione con tre mandate su quattro della combinazione, e ce ne siamo accorti, con i teutonici che hanno tentato il tutto per tutto nella prima frazione di gara, aggredendo gli azzurri dal primo minuto e cercando di sbloccare subito la gara, convinti che mettendo a segno un paio di reti nella prima frazione avrebbero potuto riaprire il discorso e giocarsela di nuovo.
Privi di due pezzi da 90, gli infortunati dell’ultim’ora Schurrle e De Bruyne (le stelle della squadra), ed anche del febbricitante Vierinha, gli uomini di Dieter Hecking, la controfigura di Mazzarri, non hanno mollato e ci hanno creduto, rendendosi pericolosi e facendoci correre brividi dietro la schiena per tutto il primo tempo, in cui realmente avrebbero potuto mettere a segno la rimonta parziale.
Il Napoli si è difeso maldestramente e con fortuna, salvato dalle parate di un grandissimo Andujar e dalla scarsa mira degli avversari sottoporta, ha sofferto la disperata pressione dei tedeschi : sulle fasce, dove Callejon e Mertens non sono riusciti a coprire le sovrapposizioni dei terzini e dove Mesto e Ghoulam hanno sofferto la velocità e il maggiore spessore tecnico di Caligiuri e Perisic e in mezzo al campo dove Inler Lopez ed Hamsik non sono riusciti a contenere l’onda d’urto di Guilavogui, Luiz Gustavo e Arnold. Gli azzurri sono stati poco decisi e soprattutto avventati nella difficile gestione della palla, patendo oltremodo l’aggressività degli avversari e non riuscendo mai a far ripartire l’azione, con errori di misura nei passaggi e nei disimpegni, anche i più banali ed elementari.
Per fortuna la buona sorte non ci ha mollato, così come non lo hanno fatto Andujar e Britos, autori di un’ottima gara e che hanno tenuto in piedi la baracca nella prima frazione di gara.
Numerose le palle gol concesse, i cross in area pericolosi consentiti e le palle perse nella propria trequarti. Non a caso non si era mai visto nell’era Benitez che il primo tiro in porta, il primo pericolo, sia stato creato aun minuto dal termine con una volèè di Higuain al lato di poco.
Lo 0-0 con cui si è chiuso il primo tempo ci è andato di lusso, e con quello si sono smorzate le velleità di rimonta degli avversari, che nel secondo tempo sono entrati in campo con poca convinzione aggressività, favorendo il gioco degli azzurri, di per sè ripresisi dopo a probabile sfuriata di Rafa negli spogliatoi e qualche accorgimento tattico, già impostato sulla carta ainizio gara e non applicato in campo.
Il Napoli, favorito dall’assenza di pressing deggli avversari, ha potuto giocare con maggiore tranquillità, cominciando da subito a macinare gioco e a creare palle gol , sino alla mazzata inferta con il gol di Callejon, imbeccato da un’altra perla di Higuain, assist-man di indubbie qualità, e favorito da una deviazione avversaria che non ha dato scampo a Benaglio.
L’1-0 è stato il colpo finale inferto alla qualificazione e il Wolfsburg si è arreso dopo pochi minuti ad un’altra azione spettacolare degli azzurri, un assist perfetto di Lorenzo, subentrato ad Hamsik (ci eravamo dimenticati del suo classico passaggio a scavalcare la difesa avversaria, che ha riattivato in modalità random, con imbarazzante continuità da quando è tornato), che pescava il Pipita sul secondo palo, pronto a battere a rete da posizione favorevole e a rimpinguare il suo bottino europeo e stagionale. Gonzalo coglieva tutti di sorpresa, non battendo a rete, ma pescando con un altro assist prezioso l’accorrente Mertens (intesa perfetta tra i due dentro e fuori del campo), che batteva a rete da posizione favorevole, costretto alla seconda conclusione, quella vincente, dopo il primo miracoloso intervento di Benaglio.
2-0, partita e semifinale in cassaforte, con l’”aggregate score“, che segnava inesorabile la chiusura del primo set : Napoli 6 Wolfsburg 1.
Come spesso accaduto in stagione (e anche , come detto, nella finale di Stoccarda dell’89) il Napoli, forte del risultato, ormai non ribaltabile, si è rilassato, lasciando campo e sfogo agli indomiti (anche in rerum natura) avversari, che ne approfittavano, siglando addirittura due reti in 2 minuti, con i colpi di testa di Klose, che anticipava Albiol e Lopez (che lo marcava) e di Perisic, che bruciava per l’ennesima volta Mesto, battendo Andujar.
Insomma si materializzavano all’improvviso davanti ai nostri occhi i soliti errori difensivi e gli highlits di Napoli -Palermo, Napoli Cagliari e Napoli-Inter, ma che stavolta non contano e non rendono per niente amara la serata, finita in gioia e in gloria.
Ora occhio al sorteggio, certi di aver fatto fuori l’avversaria più temibile, di non aver paura di nessuno e di non sottovalutare impegno ed avversario in semifinale, dove potremo trovare il più morbido Dnipro (solo sulla carta) e due squadre alla nostra portata e avversari ideali, in quanto prediligono il gioco e lasciano giocare come il Wolfsburg, nonostante forti e pericolose, come Fiorentina (la eviterei per scongiurare un derby in semifinale e per il colore viola) e il Siviglia, compagine compatta e pericolosa, che gioca da squadra, nonostante abbia una rosa inferiore a quelle dei tedeschi.
Non dimentichiamo che domenica c’è un’altra “prova del 9″ contro la Sampdoria di Mihailovic e dei miracoli, che viene al San paolo dove venderà cara la pelle, con Sinisa, contattato dal Napoli e impegnatosi con gli azzurri già dal mese di febbraio, che potrebbe essere l’allenatore degli azzurri nella prossima stagione, nel caso in cui de laurentiis non riesca a convincere Benitez, con un “Business Plan” adeguato, un progetto concreto e finalmente un pò più spregiudicato.
Perchè aldilà dei detrattori e dei poco attenti tifosi, in cuor nostro sappiamo che di Rafa c’è n’è uno solo e non vogliamo perderlo, per nessuna ragione.